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Consumo di Carne Equina in Italia

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L’Italia è un paese nel quale l’utilizzo degli equini, siano essi cavalli, muli, oppure asini, è sempre stato storicamente molto diffuso.

Il ruolo degli equini, specialmente dei muli, è sempre stato quello di assistere l’uomo nei lavori in campagna.

L’Italia presenta tutt’oggi un territorio fortemente dedito all’agricoltura; ed è in quel contesto che animali duttili, capaci e pazienti come gli equini venivano massicciamente adoperati prima dell’avvento del motore a scoppio.

Anche il trasporto umano, prima dell’invasione dei ciclomotori e delle auto, era affidato ad equini, ai cavalli in particolare.

Redditività dell’Allevamento per la Macellazione

Il limitato consumo di carne di cavallo è dovuto anche ad un importante fattore: allevare cavalli, o equini in genere, a fini di alimentazione non è conveniente.

Infatti, a differenza di altre specie come i bovini, il rapporto tra la quantità di foraggio destinati alla nutrizione degli equini e la quantità resa in carne commestibile per noi umani è molto oneroso.

Sostanzialmente quindi, si perde denaro, o comunque si guadagna meno rispetto all’allevamento di altri animali.

Nel lungo periodo quindi l’elemento costo ha certamente determinato il contenimento della diffusione del consumo di carne di cavallo.

Origini del Consumo di Carne di Cavallo in Italia

Prima delle guerre mondiali del ‘900 in Italia l’allevamento di equini ai fini della macellazione era assai poco praticato.

La carne equina era considerata un pasto povero, non nobile, tanto da costituire un alimento destinato alle categorie sociali meno abbienti.

La stessa qualità della carne era di ben poco valore, dura e poco commestibile, considerando che quei pochi esemplari mandati al macello erano decrepiti ed inturgiditi dalle fatiche di un’intera esistenza.

Le guerre mondiali furono per molti italiani l’occasione di conoscere il gusto della carne degli equini. Infatti la povertà da un lato, e la diffusione dei muli nell’esercito, fecero sì che capitò a molti di cibarsi in condizioni particolari di muli o cavalli.

A ciò va aggiunto che negli anni successivi alle guerre gli equini persero progressivamente la loro utilità per fini agricoli, e ci si trovò di fronte ad una grande offerta sul mercato di carne di cavallo.

In anni più recenti il consumo di carne di cavallo ha riscontrato un altro boom, in seguito ai numerosi scandali alimentari che hanno riguardato le carni di altri animali, come ad esempio la mucca pazza o l’influenza aviaria.

Importazioni

In Italia non si tende ad allevare equini, in particolar modo cavalli, per macellazione, perché utili per altri scopi, quali il tempo libero e l’equitazione.

Si fa invece strage di cavalli provenienti da altri paesi. Il consumo di carne di cavallo è infatti prerogativa di pochi paesi, come Italia e Francia.

Per gli altri paesi un cavallo od un mulo che ha finito la propria vita lavorativa diventa un ingente ed inutile costo.

Per questo motivo dunque i cavalli compiono spesso lunghi viaggi oltre frontiera al termine dei quali li attende la soppressione.

Il trasporto di animali vivi per lunghi tratti è proprio ciò contro cui si battono numerose organizzazioni animaliste.

Infatti molto spesso il trasporto viene fatto in condizioni molto dure per gli animali, in particolar modo per i cavalli, che non sono animali propriamente adatti a trasporti di questo genere.

Le regole del libero mercato e gli interessi che ruotano intorno a questo commercio appaiono molto duri da sormontare ed all’orizzonte non si vedono novità significative.

E’ bene comunque che il consumatore sia informato su ciò che mangia, ed in questo modo, attraverso la consapevolezza, forse si svilupperà lentamente una coscienza che porterà a vietare il trasporto di cavalli vivi per lunghi tragitti oltre i confini nazionali.

Perché chi oggi mangia una bella bistecca di cavallo deve sapere che nella maggior parte dei casi proviene da animali non di certo allevati in Italia.